Genetica oncoematologica

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Genetica oncoematologica

La genetica oncoematologica si occupa principalmente della tipizzazione molecolare delle alterazioni genetiche delle cellule del sangue. Queste alterazioni consentono una diagnosi certa e più precisa, ne definiscono la prognosi e permettono un intervento terapeutico personalizzato. Tecniche più sensibili di biologia molecolare consentono inoltre di effettuare il monitoraggio della malattia minima residua, per meglio valutare l’efficacia terapeutica.

Neoplasie Mieloproliferative

Le neoplasie mieloproliferative (MPN) sono un gruppo di neoplasie delle cellule staminali midollare che portano un aumento di globuli rossi, globuli bianchi e piastrine ed un aumentato rischio di eventi emorragici e trombotici. Queste patologie comprendono la Policitemia Vera (PV), la Trombocitemia Essenziale (TE) e la Mielofibrosi primaria (PMF). Si tratta di patologie rare (1.8 casi/100.000 persone-anno in Europa), che possono colpire ogni fascia di età, ma con incidenza crescente. La Biogenet indaga i seguenti geni coinvolti in queste neoplasie

Il gene JAK2

Il gene JAK2 codifica per una tirosinchinasi citoplasmatica (Janus Kinase 2) necessaria per la trasduzione del segnale che si attiva in risposta al legame di diverse citochine, quali l’eritropoietina e la trombopoietina. Le varianti del gene associate alle neoplasie mieloproliferative sono le seguenti:


Variante V617F 

Determina la sostituzione di una valina (V) con una fenilalanina (F) nella posizione 617 della proteina. Tale variante è caratteristica di alcune forme di malattie mieloproliferative, le forme BCR-ABL negative, caratterizzate dall’assenza della traslocazione t(9;22). La variante JAK2 V617F viene riscontrata in oltre il 95% dei pazienti affetti da PV, nel 50-60% dei pazienti affetti da TE e nel 50% dei pazienti affetti da PMF. La rilevazione di tale variante è stata inserita tra i criteri maggiori per la conferma diagnostica delle neoplasie mieloproliferative croniche BCR-ABL negative. 


ESONE 12

In circa il 4% dei pazienti con sospetto diagnostico di PV la mutazione V617F di JAK2 risulta assente, mentre è un altro tratto del gene ad essere mutato, l’esone 12. La rilevazione di mutazioni nell’esone 12 è inserita all’interno dei criteri maggiori diagnostici WHO 2016 per la PV.


La tecnica

Campione richiesto: sangue in EDTA

Geni analizzati: JAK2

Metodo analitico per la variante V617F: estrazione del DNA, amplificazione in real-time PCR, discriminazione allelica con sonde specifiche FAM e VIC

Metodo analitico per l’analisi dell’esone 12: estrazione del DNA, analisi di sequenza (metodo Sanger).

Il Gene Calreticulina 

Il gene CALR codifica per la Calreticulina, una proteina principalmente localizzata nel reticolo endoplasmico, che ha un ruolo nella regolazione della trascrizione genica e della struttura tridimensionale delle proteine nascenti. Nel 2013 sono state descritte varianti somatiche del gene CALR nel 30% dei pazienti con Trombocitemia Essenziale e Mielofibrosi primaria, risultati negativi a JAK2. Le forme mutate di CALR ne pregiudicano la capacità di legare il Calcio e di rimanere all’interno del RE e promuovono l’interazione con il recettore della trombopoietina, attivando la via JAK-STAT e favorendo la proliferazione megacariocitaria tipica della TE. Le mutazioni a carico di CALR sono inserzioni o delezioni dell’esone 9. Le due principali mutazioni sono presenti nell’85% dei casi. 


Mutazione di tipo 1

Sono delezioni di 52 basi dell’esone 9


Mutazione di tipo 2

Sono inserzioni di 5 basi dell’esone 9


I pazienti affetti da Trombocitemia Essenziale, con mutazione del gene CALR, hanno un ridotto rischio di eventi trombotici ed una sopravvivenza migliore dei casi mutati per JAK2 o per il gene MPL. La rilevazione delle mutazioni del gene CALR è inserita tra i criteri maggiori diagnostici WHO per la TE e la PMF.


La tecnica

Campione richiesto: sangue in EDTA

Geni analizzati: CALR

Metodo analitico: estrazione del DNA, amplificazione mediante PCR esone 9, elettroforesi capillare.

Il gene MPL

Il gene MPL codifica per il recettore della trombopoietina, ed è coinvolto nella medesima via di segnalazione intracellulare mediata da JAK-STAT, la cui attivazione promuove la crescita e la proliferazione cellulare. Le mutazioni identificate sul gene MPL si concentrano prevalentemente sull’esone 10. Dal punto di vista funzionale si tratta di mutazioni che conferiscono alla proteina mutata un guadagno funzionale, e quindi una forma di trombopoietina costituzionalmente attivata. 


MPLW515L e MPLW515K 

Sono mutazioni che determinano una sostituzione di un triptofano in posizione 515 con una leucina o arginina. Sono presenti in circa il 4-5% dei pazienti con Trombocitemia Essenziale e nel 7-10% dei pazienti con Mielofibrosi primaria. 


La tecnica

Campione richiesto: sangue in EDTA

Geni analizzati: MPL

Metodo analitico: estrazione del DNA, amplificazione in real time PCR, discriminazione allelica con sonde specifiche.

Leucemia Mieloide Cronica

La leucemia mieloide croniche (LMC) è caratterizzata da una proliferazione di globuli bianchi che si accumulano nel sangue e negli organi emopoietici. Viene generalmente diagnosticata con un emocromo che evidenzia una leucocitosi di grado variabile.


La LMC esordisce con una fase cronica e, dopo un tempo variabile da mesi ad anni, il decorso della malattia può entrare in una fase più aggressiva, detta blastica.


Di più frequente riscontro nel sesso maschile, tra la quinta e la sesta decade di vita, l’incidenza della LMC è di 1-2 nuovi casi/100.000/anno, ed è responsabile del 15-20% delle leucemie nell’adulto.

Cromosoma Philadelphia

La LMC è caratterizzata dalla presenza nelle cellule midollari del cromosoma Philadelphia (Ph), derivato dalla traslocazione reciproca bilanciata tra le braccia lunghe dei cromosomi 9 e 22.

In seguito al riarrangiamento cromosomico che dà origine al cromosoma Philadelphia, il gene ABL viene traslocato dal cromosoma 9 al 22, dove si inserisce all’interno del gene BCR. I due geni vanno a formare un nuovo gene di fusione, BCR-ABL. Nelle cellule che esprimono la proteina attivata BCR-ABL, vengono alterati diversi meccanismi di regolazione del ciclo cellulare. 


La diagnosi di LMC Ph-positiva deve essere confermata dal riscontro della traslocazione t(9;22) in citogenetica, con metodi convenzionali o ibridazione in situ fluorescente (FISH), e del trascritto ibrido BCR-ABL in biologia molecolare, con tecniche di amplificazione genica qualitativa (RT-PCR) e quantitativa (RQ-PCR), su sangue periferico e/o midollare. 

La tecnica

Campione richiesto: sangue in EDTA

Geni analizzati: BCR-ABL1

Metodo analitico: estrazione RNA, amplificazione genetica qualitativa (RT-PCR)


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